LIBERARE IL FUTURO*
(*espressione non mia, che però è diventata per me un mantra)
“Il coraggio è interno alla vocazione”. Questa frase mi ha colpito dritto al cuore. Quanto è vera? L’ha pronunciata lo scrittore Alessandro D’Avenia, l’insegnante che tutti avremmo voluto avere, in un’intervista a “Caro marziano …” che potete ascoltare qui.
“Io per 13 anni cosa ho fatto? … Pensa se la scuola fosse veramente una fucina di vocazioni …”.
Mi sento profondamente provocata da molti passaggi di questa conversazione, come studentessa che fui, come madre, educatrice e rilancio a tutto il mondo degli adulti. Alla fine del percorso scolastico spesso i ragazzi conoscono poco se stessi e disorientati, condizionati o costretti, faticano a prendere una direzione. Capita anche che sbaglino strada, talvolta rovinosamente. Incitiamo i 19enni a guardarsi intorno, ma ci occupiamo di aiutarli a guardarsi dentro e a capire quale apporto unico e originale sono venuti a dare al mondo? “Ask the boy” diceva Baden Powell. Ascolta il ragazzo, ascoltalo nel profondo per capire cosa c’è dentro di lui che vuole crescere e venire alla luce. Abbiamo mai ascoltato profondamente noi stessi? Lo facciamo con i nostri bambini? Occorre tempo da dedicare. La domanda “cosa vuoi fare da grande?” è piena di curiosità o è il goffo e trito tentativo di riempire silenzi? Prosegue poi con “Stupiscimi!” o con “Eh, bè però sai, per trovare lavoro…”?. Occorre fare spazio. Occorre pensarci su, astenersi dall’avere necessariamente l’ultima parola stantia. Ascoltare …
E chiedere anche di dare. Chiediamo ai ragazzi di dare. Non brillanti performances a scuola e nello sport, come riscontro dell’addestramento impartito, ma chiediamo di provare a mettere in gioco le proprie qualità, di essere d’aiuto. Stimoliamoli a cercare soluzioni, a formarsi opinioni, a impegnarsi per guadagnare ciò che desiderano. Quante volte abbiamo soddisfatto presunti bisogni dei nostri figli prima ancora che fossero manifesti? Da quando sono nati. Quante volte impazienti ci siamo sostituiti alla loro fatica o abbiamo sventato qualsiasi possibile frustrazione? Questo non fa che tarpare loro le ali e farli sentire inadeguati, insicuri, inutili. Crediamo noi che abbiano da dare? Allora chiediamoglielo … in misura adeguata all’età e alla personalità, ciascun essere umano al mondo è ricco di doni da condividere. E facendolo sperimenta la gioia più grande, il senso della propria vita.
A questo proposito mi è capitato per caso (dal dentista) di ascoltare una canzone che ha contribuito a suo modo alle mie riflessioni. Anch’essa mi ha colpito al cuore, ferendolo. Si tratta del brano “La fine del mondo”, di Anastasio. Al di là del genere musicale che decisamente non è il mio, a colpirmi è stato il messaggio depresso e pieno di rabbia, la voce di tutti quei giovani che “il mondo mi ignora ancora”. Ascoltatela, a me ha fatto male …
Infine, ciliegina sulla torta, un ulteriore apporto è giunto da una prof di geografia di mia figlia. Proprio ieri l’11enne di casa mi ha raccontato la sentenza dell’insegnante: tra poco noi italiani ci estingueremo perché non facciamo figli e arrivano tanti stranieri. Non so quanto la classe avesse strumenti per capire il punto di vista della prof e farsene un’opinione, quello che però hanno recepito visceralmente è stato l’orizzonte apocalittico e la minaccia incombente: l’estinzione, la morte per sempre. Lacrime di nervi: “Perché ci devono dire queste cose che ci spaventano?” (lei campionessa di “occhio non vede …”). Ho fatto un respiro e le ho spiegato che “noi italiani” siamo il risultato di millenni di commistioni di popoli, ho scomodato il racconto leggendario della guerra di Troia e del profugo Enea (che cominciano a studiare in epica), i Goti, i Longobardi, i Franchi (che stanno trattando in storia) e via così fino a concludere che per quanto mi riguarda non sento di avere un meraviglioso patrimonio culturale e spirituale da difendere ma da condividere. Mia figlia non ha detto una parola, mi ha abbracciato sorridendo e se n’è andata, credo rasserenata (ndr anche per continuare a costruire relazioni amichevoli in una classe con due africani, un’albanese, due slave e diversi italiani “problematici”). Al di là della fattispecie, una possibilità di bene, vi prego adulti! Uno sguardo che scavalchi il “moriremo tutti” e si proietti verso gli infiniti mondi belli e possibili da costruire … un dire “possiamo farlo, cominciamo!” invece dell’odioso “voi siete gli uomini del futuro, noi ormai…”, che quando lo sento mi viene l’orticaria! Smettiamola di scaricare addosso ai bambini e ai giovani tir di paure nostre, lasciandoli lì impietriti, senza prospettive …
Il risultato di tutti questi pensieri, comunque, è stato il raccogliere la sfida e, con la speranza che ho di fondo, lo spirito di avventura e lo sguardo sempre in cerca di vette, innanzitutto mi sono (nuovamente) messa in discussione per correggere il tiro laddove urge. Poi ho pensato a un gioco. Mia figlia e io lo abbiamo costruito (sì, bisogna lavorare di carta, colla, fantasia e libertà) e abbiamo giocato insieme. E dal momento che ci è piaciuto un sacco, lo vogliamo proporre anche a voi. Sapete che, come tutti i giochi, si tratta di una cosa seria e molto avventurosa e come tutte le avventure è da vivere assaporando piano piano e senza strafare. Ha a che fare con sogni nel cassetto e desideri, con il guardarsi dentro e il guardare avanti. Se vi va di giocare siete invitati al prossimo “Un tè con te”, il nostro incontro mensile, la newsletter che partirà nel pomeriggio di lunedì 18 febbraio. Chi è iscritto riceverà la mail contenente:
– una (breveee) riflessione legata alla piccola attività che proponiamo
– la spiegazione di come realizzarla + due file printable (facoltativi)
– qualche piccolo suggerimento su come viverla al meglio (adulti e bambini)
– Il celebre brano “I figli” tratto da Il profeta di Khalil Gibran da stampare e appendere in cucina, sopra al letto, ovunque stia bene in vista
– Due consigli per la lettura e per un film a tema
Naturalmente se volete condividere pensieri, consigli ed esperienze riguardo il tema di questo post, mi invitate a nozze e vi aspetto qui nei commenti, sui social (ig e fb), nella mail, a casa mia, dove volete … Incontriamoci, confrontiamoci, cresciamo insieme.
Tiziana
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