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IMPARIAMO A CONTEMPLARE

Non è la prima volta che lavoro con i bambini delle scuole elementari, eppure anche in questa occasione ho provato una profonda emozione. Pensereste che sono portata all’idealizzazione se vi dicessi che mi commuovo intimamente ogni volta? Non credo di essere un’idealista nel senso di non saper considerare gli aspetti più duri della realtà, come le molteplici problematiche legate al mondo della scuola, che la rendono luogo di fatica, conflitti, talvolta mediocrità e stanchezza.

Sono ben consapevole di tutto questo, tuttavia mi commuovo, perché attraverso i bambini il Bene mi colpisce dritto  in faccia. Un Bene traboccante e immediato, fatto di curiosità, entusiasmo, disponibilità, apertura, spirito critico, desiderio di amicizia, impegno, collaborazione, vitalità, profondità, empatia, provocazione, schiettezza, spontaneità, gioiosità e una contagiosa, prorompente allegria … tutto questo ho sperimentato ancora una volta e sperimento sempre quando ho la fortuna di lavorare con i bambini.

E quando incontro insegnanti e personale che sanno vedere, accogliere e far fiorire questo tesoro, la commozione diventa gratitudine e speranza. Di qui a mettermi in discussione come madre, educatrice e professionista e a sentirmi investita di una grande e appassionante responsabilità, è un passo.

Adulti, insegnanti, educatori, genitori abbiamo da imparare uno sguardo acuto e profondo, abbiamo da imparare lo stupore, abbiamo da vedere la Vita che ci si fa incontro nei bambini. Abbiamo da imparare ad ascoltare prima che a dire, a fare spazio prima di voler riempire … ascoltare anche I silenzi, senza sentirci a disagio. Abbiamo da imparare a “stare”, attendere … la gradualità, i piccoli passi, i germogli, le fioriture … ogni cosa a suo tempo. Abbiamo da imparare ad accogliere, accettare, ricevere prima che dare. Abbiamo da farci domande, condividere domande, stare nelle domande, prima che affrettarci a tappare la mente con risposte trite. Abbiamo da sentire la Novità di vita che ci viene in dono nei bambini.

E poi ci vuole tatto. Vi prego, davvero, usiamo il tatto. I bambini non sono il terreno delle nostre battaglie ideologiche, non sono cavie per le nostre sperimentazioni pedagogiche e sociologiche, non sono lo schermo sul quale proiettare noi stessi, le nostre lotte, frustrazioni o esaltazioni, il loro tempo non è tempo per recuperare il nostro. Utilizziamo il tatto, il rispetto, facciamo attenzione. Usiamo prudenza, delicatezza come con una cristalliera. Da loro riceviamo spontaneamente il Bene (quando sono “difficili” ricordiamoci che è la Vita che sta cercando di mostrarci la sua lotta per non essere soppressa), esercitiamo allora un controllo sulle nostre parole, sui nostri comportamenti, sui nostri pensieri e progetti perché possiamo donare loro puro Bene.

Non abbiamo paura di utilizzare le regole. Tutti noi esseri viventi, compresi i bambini, abbiamo bisogno di regole, di un ordine per vivere e per convivere. Regole stabilite dall’amore, per l’armonia, per la giustizia, per una libertà vera, per avere spazio e tempo per sviluppare ed esprimere pienamente noi stessi. Doniamo ai bambini regole d’amore, stabiliamo regole per il Bene e insegniamo (con tanto di esempio) a obbedire all’amore.

Insomma, con i bambini impariamo a contemplare. Sarà molto più probabile che poi sappiamo agire.

Non è tutto qui, certamente, sono solo spunti che ho sentito il bisogno di mettere nero su bianco e condividere per fissarli bene nella mia mente, per incidere la mia memoria sempre troppo corta …

Poi magari vi racconterò anche cosa abbiamo fatto in classe, con l’aiuto del Racconto Nascosto, e quanto Bene ho ricevuto chiacchierando di arte e simboli con i bambini ; )

 

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